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22 marzo 2011
La destra disperata e la Libia
Si continua, fra i miei amici, a dibattere sulle posizioni della sinistra, a criticare il pacifismo senza se e senza ma, a ragionare, pur fra mille dubbi,di dovere, di male minore. Insomma, le opinioni di gente come Bernard-Henry Lévy o Danie lCohn-Bendit contrapposte a quelle di Vendola. Permettetemi di insistere. Io trovo questa discussione stantia e forse persino inessenziale: una guerra giusta è in qualche modo un’ossimoro, eppure sappiamo tutti che le brigate internazionali nella guerra civile spagnola, o la resistenza italiana sono state guerre giuste. Insomma, ogni volta che si presentano situazioni come quella libica ci sono da far convivere principi (e soprattutto fatti concreti ed esigenze, e persone in carne ed ossa) del tutto contrapposti e difficilmente conciliabili. E’ quindi inevitabile che ci sia chi propende per una strada e chi per un’altra, chi preferisca le sanzioni e chi le no fly zone, ecc. –sempre che si ragioni con chiarezza ed onestà intellettuale (ovviamente, con quelli che adottano il partito preso secondo cui l’occidente ha torto per definizione e la guerra è sempre il male assoluto, è difficile parlare di opzioni politiche alternative e male minore). 
Trovo invece molto più importante capire il perché a destra si sia coagulato, dalla Lega a vasta parte della base PDL e ai suoi giornali di riferimento, da Libero al Giornale, un fronte “pacifista” così agguerrito, in un paradossale ribaltamento rispetto ai tempi della guerra in Iraq. E trovo molto importante svelare e criticare con durezza la motivazione sottostante a queste posizioni, a prescindere dalla gradazione nel continuum pacifismo->interventismo che caratterizza il dibattito a sinistra. Il “pacifismo” di destra, infatti, è motivato essenzialmente da un ragionamento al tempo stesso cinico, difensivo e disperato. Un ragionamento cinico: preferiamo che il mondo musulmano sia governato da dittatori amici dell’occidente, in barba ai diritti umani e alle nostre dichiarazioni d’amore per la libertà, perché questo ci garantisce la sicurezza a casa nostra e, soprattutto, meno immigrati. Un ragionamento difensivo: dopo i bei risultati delle guerre in Iraq e Afganistan, abbiamo smesso di credere alla possibilità di esportare la democrazia (cosa che, del resto, non ci interessa in realtà più di tanto). I nostri interessi li difendiamo meglio conservando, ovunque possibile, lo status quo. Un ragionamento disperato: siamo accerchiati dalle orde dilaganti del fondamentalismo islamico che stanno vincendo in tutto il mondo arabo. Dietro le recenti rivoluzioni ci sono i fratelli musulmani; solo un occidente imbelle che crede alla favola della democrazia (un occidente obamiano) può credere che i giovani egiziani o tunisini che si sono ribellati siano maturi per la democrazia (tradotto: siano capaci di non romperci troppo i coglioni con le loro pretese). Solo rinchiudendoci nel nostro fortino ci salveremo. Far capire che questa impostazione cinica, difensiva e disperata è prima di tutto perdente per il paese e per le persone, perché ci chiude in un angolo di rancore e paura e mancanza di futuro, mi sembra molto più importante che accapigliarsi sulla capacità di Vendola di prendersi fino in fondo le sue responsabilità.
futuro
destra
pacifismo
libia
| inviato da corradoinblog il 22/3/2011 alle 17:32 | |
21 febbraio 2011
Real politik?

Because something is happening here But you don't know what it is Do you, Mister Jones? Forse, ossessionati come siamo dal nostro ombelico berlusconiano, non ci rendiamo conto che quel che sta succedendo in tutta la zona del petrolio arabo - certo, la Libia ci riguarda più direttamente - è probabilmente un evento che cambierà il corso della storia, proprio perché è direttamente correlato alla grande crisi mondiale. Grande crisi che, ora si vede anche più bene, è prima di tutto crisi energetica e da fine delle risorse fossili, più che crisi dei mutui subprime. La miopia politica e strategica dell'occidente si vede proprio da qui: ostinarsi a sostenere dittature "amiche" per assicurarsi presunta stabilità e petrolio, senza fare quasi nulla - o comunque facendo troppo poco - per sviluppare fonti alternative e rinnovabili, e senza provare ad aiutare le popolazioni e la libertà di quei paesi, si sta dimostrando una real politik al contrario. A forza di business as usual, richiamo di trovarci senza petrolio e senza stabilità.
Petrolio
Libia
Italia
| inviato da corradoinblog il 21/2/2011 alle 14:44 | |
18 settembre 2010
In sintesi
Ad Adro la nuova scuola è piena di simboli della Lega. Esattamente come facevano i nazisti. In Francia Sarkozy caccia i nomadi
facendoli tornare a “casa loro” (ma se sono nomadi, hanno una casa in
un posto?). Li deporta con metodi melliflui e un po’ di soldi e non con i
vagoni piombati, ma li deporta. I libici sparano ai pescherecci
italiani perché devono far capire che sparerebbero anche ai disperati
del mare.
Nel
frattempo, Veltroni rientra nella battaglia politica con una nobile
quanto vaga lettera sul Corriere, al quale a stretto giro risponde
Bersani su Repubblica. Seguono non so più quante interviste su primarie e
dintorni, un pepato documento sui massimi sistemi di alcuni giovani
sperimentati, che mischia allegramente dotte analisi e feroci
contumelie, e infine un documento di Veltroni firmato da numerosi ex
popolari non si capisce bene per quale motivo, interpretato dai più come la nascita dell’ennesima corrente per far le scarpe al segretario.
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