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30 gennaio 2007
Visioni del futuro
25 gennaio 2007
Rutelli, il futuro capo del centrodestra
A giudicare dalla sistematica tattica di attacco ai DS e in particolare a Bersani in quanto "poco" riformisti (o forse troppo?), mi sembra evidente che Rutelli ha tutte le intenzioni meno che fare davvero il partito democratico. Temo che dovremo prendere atto che il suo obiettivo è piuttosto quello di diventare il nuovo capo del centrodestra.
Tag: Rutelli - Bersani - Riformismo - Liberalizzazioni
| inviato da il 25/1/2007 alle 10:42 | |
24 gennaio 2007
Giornali e tastiere
Questo articolo va mandato a memoria per evitare di farsi mangiare da queste nostre belle tastiere. Passo e chiudo (il portatile).
| inviato da il 24/1/2007 alle 17:37 | |
19 gennaio 2007
Cinismo, riformismo e realismo. Considerazioni sparse su un fatterello
Il fatto L'altro giorno ho proposto nella mia sezione DS il mio progetto di Isolato a 1,5Kw, per verificare quali passi fossero possibili per portarlo al IX Municipio come proposta concreta Al di la dell'apprezzamento generale per l'idea, la reazione è stata: è impossibile, salvo forse che si trovino tanti soldi da finanziare fin da subito l'intero progetto senza far sborsare un euro ai proprietari degli immobili. In pratica, l'opinione corrente è che pochissimi sarebbero disposti a spendere e ad affrontare i disagi di una ristrutturazione, sia pur con il miraggio di un futuro risparmio. E soprattutto, visto che per lavori del genere occorre l'unanimità del condominio, il bando pubblico che ho immaginato andrebbe sicuramente deserto. Riflettendoci, non posso che essere d'accordo. Se vi è diritto di veto, perfino se la ristrutturazione fosse totalmente finanziata all'origine, con restituzione tutta coperta dal progressivo risparmio (sul modello del finanziamento tramite terzi, già in uso in molti paesi e parzialmente perfino in Italia), si troverà sempre un inquilino che non ha voglia di sopportare il disagio del periodo di ristrutturazione, o che ideologicamente non crede nella possibilità di risparmio. Si è deciso di tentare una strada leggermente diversa, forse più lunga e meno entusiasmante: provare a proporre la stessa cosa (ristrutturare uno o più edifici di civile abitazione ai fini di un sostanzioso risparmio energetico) puntando sugli edifici di proprietà pubblica (ATER e Comune) presenti nel quartiere. L'idea è che il pubblico potrebbe avere ovvio interesse anche di immagine e che, una volta dimostrato nei fatti che l'operazione è stata conveniente dal punto di vista energetico ed economico, si possa poi davvero proporla anche ai privati. Il cinismo Ci sono rimasto male. Non solo e non tanto perché una mia creazione veniva nei fatti smontata, ma perché ho sentito aleggiare, per l'ennesima volta, una sorta di cinismo sotterraneo nella logica e nell'argomentare dei miei interlocutori. Non c'entra niente qui il partito o la politica, perché mi sembra lo stesso modo di pensare che ritrovo in qualsiasi ambiente in cui ci si debba confrontare con possibili innovazioni e cambiamenti. È lo stesso cinismo sotterraneo che trovo nei miei colleghi quando nel redigere un'offerta si chiede un contributo a un ricercatore, che descriva una soluzione sulla frontiera dell'innovazione. Tutti ritengono che quello che sarà scritto è pura fuffa, ma servirà forse per abbindolare il potenziale cliente. Tutti sottintendono che loro sanno cos'è il vero lavoro (qui non facciamo poesia, diamine!), e che questi “scienziati” sono in fondo nient'altro che contaballe, capaci di mettere in fila un bel po' di paroloni senza significato. È lo stesso cinismo che spunta fuori nel discorso al bar, sull'autobus e alla fila alla posta, quello fatto da tutti quelli che “sanno come va il mondo”. In breve, è il discorso di tutti quelli che credono fermamente che l'unico mondo possibile è quello del business as usual, perché nulla può davvero mai cambiare. Il realismo Ovviamente, questo non significa che non debba esservi realismo in qualsiasi tentativo di trasformazione riformista. Come ho detto sopra, è probabile che abbiano ragione i miei compagni, nel sostenere che il mio progetto sia molto difficilmente praticabile. Realismo dovrebbe significare però tenere conto dei vincoli ma non considerarli immutabili. Soprattutto se il gioco è così importante come tutto ciò che riguarda la gestione del cambiamento climatico. Ad esempio, perché non cercare almeno un possibile finanziamento tramite terzi, invece di abbandonare la partita prima di averla cominciata? Il riformismo e i vincoli Il “famigerato” riformismo è prima di tutto rifiutare la logica del business as usual. Se si ha chiara la direzione e si hanno priorità forti, una politica riformista è quella che è in grado di rimuovere i vincoli usando il doppio binario dell'incentivo e del divieto. Ad esempio, quasi nessun condominio di Roma fino a due anni fa scaldato a carbone (ed erano tanti), sarebbe passato al metano se la cosa non fosse divenuta, semplicemente, obbligatoria. Ad esempio, rendere obbligatoria la certificazione ambientale degli edifici (con relativa pagella), cambiando il valore degli immobili in senso inverso al loro livello di consumi energetici, è un incentivo implicito a migliorarli. Ad esempio, finanziare lautamente il conto energia è un incentivo, e adottare una carbon tax è assieme un incentivo e un disincentivo. Una politica riformista vieta, obbliga, incentiva, disincentiva. Fa, regola, non lascia libero il mercato, perché il mercato è un'istituzione umana, non un idolo. Tiriamo avanti, dunque, perché qualcosa riusciremo comunque a fare. (...il seguito alle prossime puntate...) Tag: Casa passiva - Riformismo - Cinismo - Realismo
| inviato da il 19/1/2007 alle 18:54 | |
15 gennaio 2007
Modeste proposte
Ho aggiunto due modeste proposte nella sezione dei link:
Sono probabilmente sogni, ma cercano di trasformare in azione le pure lamentele che pubblicavo qui, o la preoccupazione raccontata qui.
Tag: Sporcizia - Rifiuti - Bellezza - Risparmio energetico - Casa passiva - Fotovoltaico
| inviato da il 15/1/2007 alle 15:21 | |
15 gennaio 2007
Il riformismo di Marx e i falsi riformisti
Ci sono due grandi riscoperte nel libro di Attali su Marx. Dico riscoperte perché sono cose ben note a chi è abbastanza vecchio da avere studiato in un'epoca in cui studiare Marx non era considerata una bestemmia. La prima riscoperta è che Marx è un teorico della globalizzazione, ed è convinto, con quel suo determinismo che è forse l'unico suo tratto davvero invecchiato, ma che, per altri versi, si è dimostrato e si sta dimostrando sempre più vero, che solo l'espansione del capitalismo in tutto il mondo ne potrà consentire, poi, il superamento. Come dice Attali, Marx è anche un entusiasta del capitalismo e della borghesia, vista come forza terribile ma innovatrice che sradica e sostituisce la società feudale. La seconda e fondamentale riscoperta è che Marx, con tutta la sua arroganza caratteriale e la sua terminologia rivoluzionaria, è un riformatore. Uno che aveva chiarissimo che non ci sono scorciatoie, che la trasformazione avviene solo se vi sono le condizioni storiche, se le forze sociali sono pronte, se chi vuole trasformare il mondo (la classe operaia, per lui), è in grado di sviluppare le giuste alleanze, di costruire il consenso... Ciò che hanno fatto di Marx i marxisti e gli stalinisti è un'altra cosa. Una cosa che somiglia molto a ciò che stanno facendo del riformismo i falsi riformisti (o rivoluzionari cool), di cui mirabilmente ha scritto Barbara Spinelli domenica, mettendo una pietra tombale su gran parte della vasta schiera degli “economisti indipendenti”. I quali ci stanno rimanendo un poco male, a giudicare dalla reazione di Giavazzi che, in un articolo in cui peraltro dice anche cose giuste:-), la cita a sproposito e sembra non aver capito un tubo di quanto ha scritto. PS: un'interessante disamina del libro, non del tutto convincente ma stimolante, si trova qui. Tag: Karl Marx - Barbara Spinelli - Riformismo - Globalizzazione
| inviato da il 15/1/2007 alle 14:13 | |
12 gennaio 2007
Aggiornamento home page
E' da un po' troppo tempo che non aggiornavo l'elenco qui a sinistra. Ci sono nuovi libri letti, che presto commenterò, e soprattutto il logo di Non si governa senza partecipazione: visitate il sito e, se vi sembra interessante, aderite ed aiutate...
| inviato da il 12/1/2007 alle 15:13 | |
10 gennaio 2007
Caserta ambiente
| inviato da il 10/1/2007 alle 14:42 | |
8 gennaio 2007
Lettere sul clima
Oggi ho scritto ben due lettere al mio caro giornale, l'Unità. Le riporto qui di seguito.
Prima lettera
Sono sinceramente rattristato dal fatto che da due giorni non riconosco nel mio giornale la capacità di dare la giusta gerarchia alle notizie. Non dovrebbe esservi dubbio sul fatto che l'unica notizia davvero importante di questi tempi sia il cambiamento climatico e il fatto, inedito, che finalmente una parte della politica europea voglia farsi carico del problema. Eppure, ieri l'Unità riportava un trafiletto a pagina 12 ed oggi un articolo del solito bravissimo Pietro Greco a pagina 11. Per il resto, pagine e pagine sulla vuota polemica riformismo sì/riformismo no/riformismo quando, e la solita attenzione certamente giusta, ma che finisce per sembrare esagerata, sui temi della legalità e delle leggi vergogna. Forse, questa gerarchia di notizie riflette la gerarchia con la quale i nostri politici del centrosinistra sentono le priorità: tutti a parlare di pensioni, liberalizzazioni, pubblica amministrazione (tutto giusto, per carità, ma nessuna di queste è davvero la priorità), e nessuno che si sia accorto che prima di tutto bisognerebbe riformare radicalmente il fisco in senso ecologico e incentivare davvero la trasformazione energetica e la ricerca di energie alternative. Ma in un paese in cui i Verdi si occupano di tutto meno che di ambiente, e il segretario del maggior partito della sinistra si esercita in attacchi indiretti al suo presidente del consiglio, invece di consigliarlo a muoversi senza gridarlo sui giornali, vorrei almeno che il mio giornale facesse da pungolo al mio partito (i DS), come ha fatto assai bene sui temi della giustizia e del conflitto di interessi, anche su un tema ben più importante, come la sopravvivenza stessa della terra. Tema che, peraltro, dovrebbe essere il massimo esempio di argomento “riformista, né di destra né di sinistra” (come diceva un jingle di un noto quotidiano arancione...), visto che riguarda davvero tutti, ma che è invece nei fatti una grande battaglia di sinistra per il suo carattere spiccatamente solidarista (verso le generazioni future) e regolatore (verso il mercato globale). Seconda lettera (idee per Caserta)ll famoso "scatto" di riformismo che chiede Fassino può derivare da scelte che potrebbero mettere d'accordo le due anime del governo, se solo avessero tutti un po' di coraggio, abbandonando la generica giaculatoria su pensioni/liberalizzazioni/riforme. Queste proposte, che a mio avviso sono cose davvero essenziali, sono solo in piccola parte mie, e sono largamente riprese da quelle pubblicate da Beppe Caravita (giornalista scientifico del Sole 24 ore) sul suo blog ( http://blogs.it/0100206/stories/2006/12/28/dieciDomandeSulNostroFuturo.html). Le ho trovate intelligenti e, dato che sono pubblicate in licenza creative commons, credo sia lecito ed utile provare a diffonderle:
3) Drastico abbassamento della soglia d'entrata al mercato (nascente) dei certificati bianchi (di risparmio energetico). Precisi obbiettivi per i Comuni del 10-20% di risparmi per il 2007-2012 (medio raggiungibile da un condominio) e incentivazioni conseguenti con i certificati bianchi. Il risparmio energetico, insieme alla generazione rinnovabile diffusa, sono oggi i due grandi giacimenti energetici italiani. Integrazione progressiva dei certificati bianchi a quelli verdi di Kyoto e predisposizione di un sistema di trading nazionale basato su una carta di credito personale verde.
4) Dematerializzazione. Spinta e incentivo sulle infrastrutture (digital divide...) e alle soluzioni (e-government, sociali e private) che consentono di sostituire bit ad atomi. Task force centrale per lo sviluppo di progetti strategici e il sostegno a nuove iniziative in tema di strumenti software e applicativi condivisi per servizi diffondibili rapidamente all'intera amministrazione. Questa è il pezzo fondamentale della riforma della pubblica amministrazione. 5) Semplificazione amministrativa: rapida adozione delle città metropolitane con abolizione delle province corrispondenti, accorpamento di province e comuni troppo piccoli entro 2 anni, riduzione delle competenze delle Regioni che devono essere puro ente regolatore, e spostamento di competenze di gestione del territorio in enti sovraregionali in funzione della geografia (bacini fluviali,...). Chiusura di enti inutili e società pubbliche partecipate, e mobilità incentivata per il personale.
6) Uso delle risorse della lotta all'evasione per finanziare un sistema di workfare di tipo danese, e progressivo allungamento dell'età pensionabile su base volontaria, con contemporanei incentivi e disincentivi alle imprese che vogliono cacciare gli ultra cinquantenni.
7) Un progetto strategico nazionale sulla rapida industrializzazione di Archimede (il progetto Enea di specchi solari) e il suo ulteriore sviluppo anche per la generazione distribuita nel Sud e nei paesi del Mediterraneo (mini-centrali e dissalatori per l'acqua...). 8) Progetto mobilità sostenibile: incentivo al telelavoro, car sharing, trasporto pubblico pulito, grande progetto strategico per fare della Fiat la prima azienda produttrice di mobilità pulita, che investa in motori non basati sul petrolio.
9) Esplosione cognitiva. Mettere in libero accesso e condivisione i contenuti pubblici digitali, incentivare strumenti e iniziative per ottenere la massima disponibilità gratuita di strumenti conoscitivi sociali digitali. Iniziative di sostegno a Wikipedia Italia, alla ricerca su un motore di ricerca pubblico innovativo europeo, alla dotazione di blog e wiki informativi e operativi nell'Amministrazione (anche per accelerare la dematerializzazione sopra citata). 10) Riforma della Siae e avvio di un primo sito di condivisione culturale a flat, con ripartizione dei proventi agli autori sui downloads, sistema di certificazione Dmin.it, e (in caso di successo) uso di parte dei proventi per un fondo di incentivo e di investimenti su nuovi contenuti digitali italiani.
11) Un fondo di fondi di venture capital, magari mirato su green technologies e web 2.0, per risvegliare questa attività finanziaria strategica precocemente appassitasi dal 2000.
| inviato da il 8/1/2007 alle 17:54 | |
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