Home
31 gennaio 2011
Continuiamo così, facciamoci del male
Certo, dopo il risultato di Cagliari, dove il solito dirigente
“sperimentato” del PD ha perso le primarie, e dopo la disgrazia delle
disgrazie (la candidatura di Rutelli a Roma), l’idea che a Torino, la
città meglio amministrata d’Italia, il PD riesca a suicidarsi e a far
vincere la destra impedendo a Tricarico di candidarsi e presentando Fassino, un’onestuomo oggettivamente
percepito come “il vecchio”, ha davvero dell’accanimento per farsi del male da soli.
Primarie
Torino
Cagliari
suicidi
| inviato da corradoinblog il 31/1/2011 alle 13:5 | |
31 gennaio 2011
Patrimoni
La paradossale e per molti aspetti incredibile lettera di Berlusconi al Corriere
(palesemente non scritta di suo pugno, ma questo qui non importa),
nella quale il nostro eroe propone a Bersani di fare insieme le
liberalizzazioni e critica le proposte di Amato e Capaldo sulla
patrimoniale, conferma che avevo visto giusto,
ieri, a criticare Alessandro Penati che li attaccava.
E non solo per
tattica politica, perché ciò che dice Berlusconi è “per definizione”
sbagliato, ma perché ancora una volta gli argomenti contro
quell’intervento si rivelano per lo meno ridicoli: la frustata delle
liberalizzazioni che darebbe improvvisamente crescita e per questa via
risolverebbe la crisi italiana, non solo non è credibile proposta da
gente che a suo tempo ha fatto di tutto per difendere corporazioni e
impallinare le liberalizzazioni di Bersani. Non solo, abbastanza ovviamente, da sola non basta. Soprattutto, è uno spostare
il discorso altrove. Nessuno sostiene che molte liberalizzazioni non
siano necessarie, ma questo che c’entra, perché dovrebbe escludere altre
risposte e altre politiche?
30 gennaio 2011
Guai a toccare il mattone
Ieri
Alessandro Penati, nella sua rubrica sui mercati su Repubblica, attacca
con notevole ferocia qualsiasi idea di patrimoniale, prendendosela con
Giuliano Amato, che ne aveva parlato tempo fa, con il Veltroni del Ligotto 2 e con Pellegrino Capaldo che ne ha parlato sul Corriere. La
ferocia dell’attacco nasconde però un’inconsistenza nel merito economico
e, soprattutto, un’idea di fondo piuttosto deprimente del mondo e della
politica. Nel merito dell’argomentazione:
1)
Si usa la tecnica di fare la caricatura delle proposte altrui. Ad
esempio, la patrimoniale ipotizzata da Veltroni è una imposizione
straordinaria e provvisoria per i più abbienti e, soprattutto, non è
proposta come la soluzione che da sola sia
in grado di ridurre il debito, come vuole far credere il buon Penati.
Ed anzi, la proposta di Veltroni punta molto all’efficienza dal lato
della spesa (spending review su ogni capitolo ed ogni ente, ecc.). 2)
Si sostiene con molta approssimazione che tassando la ricchezza dei
molto ricchi si riduce direttamente il consumo e quindi la crescita,
ignorando che una riduzione di una ricchezza molto concentrata non
necessariamente si traduce immediatamente in una riduzione di reddito, e
in particolare ignorando la diversa propensione al consumo di ricchi e
poveri. 3)
Non si prende nemmeno in considerazione la realtà complessiva di queste
proposte. Se si guarda in particolare all’insieme di proposte fiscali
del PD (e quelle veltroniane sono molto coerenti con
quelle ufficiali per questi aspetti), si vedrà che esse ipotizzano in
gran parte non un aumento ma una sostituzione di base imponibile, da
spostare dal reddito da lavoro alla rendita (e al consumo energetico, ma
questo è un altro discorso), e dai redditi/ricchezze più bassi a quelli
più alti. Ma
sopratutto, c’è una questione di metodo e filosofia. Il ragionamento di
Penati è da BAU e da mainstraem economico più trito per almeno due
grandi motivi: 1)
Guai a toccare il mattone in Italia. L’idea di tassare un po’ di più di
quanto non si faccia la proprietà immobiliare è vista come una vera
bestemmia “a prescindere”. L’idiosincrasia degli italiani verso chi gli
tocca la casa, evidentemente condivisa dal Penati, è solo di poco
inferiore a quella espressa quando gli tocchi la macchina, l’altro bene
intoccabile e, come la casa, causa di gravi guai per il nostro bel
paese. Eppure, come dimostra ad esempio questo studio, il settore immobiliare è proprio uno dei pochi nei quali i livelli di tassazione nostrani non sono così elevati.... 2)
in pratica, la tesi è che non si può fare niente perché la vera
ricchezza patrimoniale (quella non immobiliare) non è tassabile perché è
all’estero o chissà dove e troppo liquida. Ossia, la tesi è che la
famosa globalizzazione è immodificabile, non governabile, non
affrontabile. E’ così e basta, e l’unica cosa che si può fare è fare lo
stato minimo e ridurre il welfare ecc. perché così vogliono “i mercati”.
3)
Ossia, il pensiero profondo, certamente non detto, forse nemmeno chiaro
all’autore che è sicuramente un riformista moderato pieno di buone
intenzioni, è che il mondo farà pure schifo, ma non c’è alcun modo per
renderlo un posto più vivibile: che la rendita del mattone continui pure
ad essere la cosa migliore da fare, cosicché finalmente possiamo
trovarci in una bella Italia tutta asfaltata, un deserto per i turisti. E
che l’ingiustizia distributiva crescente continui pure allegramente a
stroncare le nostre economie occidentali, che tanto - forse - prima o
poi ci penseranno i cinesi a toglierci dai guai comprandoci. Se avranno
motivo di comprarci, perché se nel frattempo l’Italia sarà un unico
cementificio, avrei qualche dubbio in proposito.
29 gennaio 2011
Un piano casa che serva a qualcosa
Un mio articolo sul nuovo sito de iMille è on line. Si parla di efficienza energetica negli edifici.
Case
| inviato da corradoinblog il 29/1/2011 alle 10:41 | |
26 gennaio 2011
BAU
Ieri due autorevoli politici di sinistra, il presidente Obama e il presidente Napolitano, hanno parlato, in contesti ovviamente diversi, di competitività e crescita. Obama ha parlato anche di tagli alla spesa. .jpg)
Si
tratta di due fra i migliori politici in circolazione. Persone serie ed
affidabili, e credibili. Entrambi hanno probabilmente molte ragioni, di
consenso, di empatia con le speranze della gente, con il senso comune
secondo cui se la torta da spartire non cresce, non ce n’è per nessuno. Eppure, il mio sospetto è che l’inevitabile e comprensibile ripetizione di un mantra BAU
come quello della crescita e della competitività sia una sconfitta
grave. Perché competere significa vincere a scapito di altri. Perché
crescere solo in beni materiali significa - e non è una impressione,
sono dati statistici - perdere beni relazionali. Crescere solo in beni privati significa perdere beni pubblici.
24 gennaio 2011
Un altro primato italiano
A pagina 30 di questo rapporto, si vede un altro primato italiano: ci ammazzano se andiamo in bici, e quindi andiamo poco in bici.
(ed è per questo che io guido la mia bici con molta, molta prudenza)
Biciclette
Primati
Europa
| inviato da corradoinblog il 24/1/2011 alle 16:34 | |
24 gennaio 2011
Palestine Papers
E’ consigliabile cautela nella lettura dei palestine papers.
Tuttavia, è difficile evitare il profondo sconforto nello scoprire che
anche l’Israele del precedente governo con Kadima è stato altrettanto
debole e miope di quanto è quello odierno. Sembra ormai che la china del
fondamentalismo religioso e del nazionalismo, e l’illusione dell’eterno
status quo abbia vinto in modo stabile e duraturo in quel paese. E ora
le rivelazioni, mettendo in difficoltà l'Autorità palestinese, lasciano libere ulteriori praterie per l’uguale e
contrario fondamentalismo religioso e nazionalismo di Hamas.E intanto, come ci ricorda uno sconsolato Yeoshua, la sinistra israeliana produce ottima cultura ma non politica. In questo, ricordando molto quel che succede anche dalle nostre parti....
Pace
Cultura
| inviato da corradoinblog il 24/1/2011 alle 14:24 | |
23 gennaio 2011
Le cose cambiano
iMille
| inviato da corradoinblog il 23/1/2011 alle 21:3 | |
21 gennaio 2011
Le donne
Lavoro in un open space. Mediamente ci sono poco più di 20 persone. Solo tre sono donne.Partecipo
a riunioni di lavoro, in azienda o con il cliente. Quasi sempre, nella
migliore delle ipotesi c’è una sola o al massimo due donne. Faccio
politica al mio circolo territoriale PD o in rete. Qui le donne sono
appena un po’ più numerose, ma sempre in netta minoranza.Mi
occupo di energia e ambiente e quindi partecipo a numerosi forum e
liste di discussione on line, o consulto blog di settore. Quando si
parla di energia e petrolio, il maschilismo regna davvero sovrano: con
l’esclusione di Debora Billi e di Anna Ryden (che tra l’altro è la più brava), a occuparci di picco, energia e clima siamo tutti uomini.Dice l’Istat Il
tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è pari a
37,6 per cento, valore tra i più elevati d’Europa. Particolarmente
elevata l’inattività femminile (48,9 per cento). E
la situazione sta peggiorando nel tempo. E se si confronta la
situazione italiana con quella europea, solo Malta sta peggio di noi,
come mostra questo grafico.
Quando,
come spesso accade, sul lavoro ci sono solo maschi, il livello
dell’educazione scende immediatamente, le battute a sfondo sessuale si
moltiplicano, incluse quasi sempre quelle anti gay. Insomma, il maschio
italiano medio al lavoro assomiglia pericolosamente alla caricatrura
della caricatura del nostro presidente del consiglio.Ecco, forse la più grande ed urgente riforma per questo paese sarebbe aiutare il lavoro delle donne. (a proposito, guardatevi questo bellissimo nuovo minisito dell’Istat.
Per fortuna che, come mi diceva tempo fa qualcuno, all’Istat continuano
a lavorare dei sinceri democratici. Che sanno dirci, coi numeri, come
stanno le cose)
Donne
Europa
Modernità
Futuro
| inviato da corradoinblog il 21/1/2011 alle 11:38 | |
20 gennaio 2011
Servi
Il
terzo polo, implicitamente, offre al PDL e alla Lega un bel governo
stabile di centrodestra - da Rutelli a Bossi, guidato da Tremonti o
Letta - in cambio della testa di Berlusconi, considerato ormai davvero
totalmente impresentabile.
 Se
gente come Pisanu e altri vecchi peones di scuola democristiana o
socialista avessero un briciolo di autonomia, se il PDL avesse qualche
senso come partito, questa sarebbe la soluzione più ovvia. Si
accorderebbero, si libererebbero del satrapo, e ci governerebbero ben al
di là dell’attuale legislatura. Non ne sarei contento, ma sarebbe pur
sempre meglio dell’attuale pantano. Ma
dato che nessuno nel PDL o nella Lega nemmeno pensa di abboccare
all’amo offerto dal terzo polo, si conferma che questi sono,
tragicamente, solo servi, gente inesistente, convinta che senza di “lui”
sparirebbe immediatamente.
(Cercando un immagine con la voce "servo" su google immagini, appaiono pagine e pagine di servo-meccanismi. Ho pensato che forse non è un caso, e per questo ho scelto questa immagine per illustrare il post)
Servo
Padrone
| inviato da corradoinblog il 20/1/2011 alle 10:50 | |
19 gennaio 2011
.... non sanno quello che fanno
Contravvenendo
parzialmente alla mia sana abitudine di non guardare talk show, ieri ho
visto spezzoni di Ballarò. E ho ascoltato Angelino Alfano dire,
testuale, che senza Berlusconi il PDL non esiste.
Quindi
l’indifferenza con la quale gli astanti hanno preso l’affermazione
dimostra che la cosa è ovvia più o meno per tutti. Mentre una simile
ammissione di inconsistenza di un partito politico, fatta candidamente
da uno dei suoi esponenti principali, dovrebbe quantomeno stupire. Quindi
il PDL è più di un partito personale, è un gruppo di dipendenti del
capo, che esistono solo se esiste il capo. E per questo lo difendono a
qualunque costo, anche a prezzo del ridicolo. Quindi
il vasto consenso che continua ad avere quest’uomo è la triste
dimostrazione della pochezza, dell’ignoranza di molti miei concittadini.
Davvero, bisogna avere compassione, perché non sanno quello che fanno.
Perdona loro....
| inviato da corradoinblog il 19/1/2011 alle 10:39 | |
18 gennaio 2011
Tunisia Italia
Sicuramente
non ha validità statistica. Però oggi su Le Monde di carta non c’è una riga su
Berlusconi/Ruby, mentre ci sono quattro pagine più una di commenti su
Tunisia Algeria e Maghreb, e una approfondita analisi sulle inondazioni
in giro per il mondo, nonché un numero imprecisato di altre notizie
dall’estero. Questo per dire quanto l’Italia berlusconiana sia al centro
dell’attenzione mondiale. Nemmeno nel male, figurarsi nel bene.
Le Monde
Tunisia
Italia
| inviato da corradoinblog il 18/1/2011 alle 13:50 | |
11 gennaio 2011
Il bluff di Marchionne
Doverosa tripla premessa:- La
FIOM ha ormai da anni colpevolmente ideologizzato la contrattazione
aziendale ed, infatti, non è da ora che si costringe all’angoletto degli
accordi separati e, alla lunga, alla irrilevanza. E’ quindi largamente
colpevole del disastro attuale, perché da troppo tempo difende un mondo
che non c’è più - e non difende il nuovo mondo che c’è.
- Continuare
a far finta di non vedere che la gestione delle grandi aziende richiede
regole di rappresentanza funzionanti ed effettiva flessibilità interna,
è colpa evidente e causa dello strappo di Marchionne, come si spiega benissimo qui.
E di grandi aziende, in questo Paese che si è per troppo tempo illuso
sulle virtù del “piccolo + bello”, ci sarebbe gran bisogno.
- Un
governo che si genuflette così con una delle parti in causa, per puro
odio di classe e spirito reazionario, è certamente parte del problema e
concausa del disastro.
 Ciò
detto, osservo che il buon Marchionne (che, come mi ostino a ripetere,
per me ritornerà ad essere credibile il giorno che si autoridurrà almeno
un po’ il suo principesco stipendio) sta bluffando quando dice che, nel
caso, se ne va all’estero. Infatti, dato che la Fiat vende
essenzialmente in Italia perché è percepita come italiana, nel momento
stesso in cui smettesse di essere percepita come tale, perderebbe
davvero molti, troppi clienti. Per quanto sembri strano, il mercato
dell’auto è fatto, ancora, anche di una specie di nazionalismo. A
meno che sia vero che a Marchionne in realtà della produzione di questa
inutile ferraglia non freghi più di tanto, perché i soldi veri li fa
con le operazioni di immagine che fruttano plusvalenze finanziarie....
Marchionne
FIOM
Italia
| inviato da corradoinblog il 11/1/2011 alle 16:47 | |
10 gennaio 2011
Liberalismo frainteso
E’
davvero sconfortante notare che la cultura politica prevalente nei
grandi giornali italiani sia espressa da gentucola come il celebre
terzista Panebianco. Oggi il nostro opinionista si esercita in una lunga
e davvero artificiosa dissertazione sulla mancata rivoluzione liberale
in Italia, sulla base di uno spunto polemico che, da solo, segnala
quanto il liberalismo all’amatriciana venduto dal Corriere sia una ben
povera cosa. Lo
spunto polemico infatti è offerto dall’introduzione dell’obbligo di
fattura telematica per importi superiori ai 3.000 euro, narrata dal
nostro eroe in questi termini:
“Lo stato, orwellianamente, ti scruta, non ti perde d’occhio. Attento a te”. Peccato
che il nostro ignori o finga di ignorare che simili meccanismi di
automazione sono già diffusi, in varia foggia, in molti paesi sviluppati
ben più “liberali” del nostro. Peccato che si tratti anche di una
potenziale semplificazione e non, come il poveretto crede, di una
complicazione per il contribuente onesto. Peccato che le migliori proposte di vera riforma, semplificazione e riduzione fiscale
passino proprio per uno spostamento degli adempimenti verso il fisco:
ad esempio, è lui che deve calcolarci le tasse, e noi controllare.Sopratutto,
peccato che la riduzione che Panebianco fà del liberalismo come metodo
per “affamare la bestia” statale sia terribilmente povera, culturalmente
vecchia, buona solo per i tea party e i nostrani pseudoliberisti feroci
di Libero e del Giornale.
|